READY PLAYER ONE

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DI LAURA MARCONE

Il film “Ready Player One” di Steven Spielberg del 2018, narra la storia di un ragazzo impegnato a salvare un ipotetico mondo, nel quale alcune dinamiche sociali, politiche ed ambientali, diventate opprimenti e pericolose, sono state portate al loro limite estremo.

Ambientato nell’anno 2045, rappresenta una popolazione mondiale affamata e divisa; l’inquinamento e la sovrappopolazione insidiano la vita sulla Terra, molte città si sono trasformate in vere e proprie baraccopoli.

Per molti versi ha presagito, quanto avvenuto realmente nella seconda metà del 2019, quando la popolazione mondiale ha iniziato a fare i conti con una pandemia, che ha subito mostrato la sua violenta capacità di diffusione.

Il Covid 19 ci ha colto di sorpresa. Il lock down è stato il primo atto imposto dal governo italiano. I DPCM di marzo 2020 fanno riferimento a chiusure totali di scuole, università ed uffici pubblici, bisognava prevenire il diffondersi della malattia.

Tutti segregati, ad eccezione del sistema produttivo che non si è fermato.

La didattica è stata spostata su piattaforme informatiche, senza alcuna valutazione del contesto, le criticità erano più che evidenti: territori con collegamenti ad internet inesistenti, nuclei familiari con inadeguati strumenti informatici.

L’anno scolastico 2019/2020 ce lo siamo giocato così, l’importante era prevenire e contenere.

Unico dato emerso, la didattica a distanza riferita agli studenti più piccoli, senza il supporto della famiglia, risultava improponibile.

È iniziato un nuovo anno scolastico, seguito da una seconda ondata di Covid; si chiudono nuovamente le scuole, si ripropone la didattica a distanza, con l’eccezione degli alunni fino alla prima media, che seguiranno le lezioni in presenza.

C’è un bisogno di socialità per i piccoli che non può essere più represso, ma c’è anche la necessità di un effettivo sostegno ai genitori lavoratori, perché si sa i bambini devono essere seguiti ed accuditi.

Non si può più contare sull’aiuto dei nonni, sono una fascia della popolazione che deve essere assolutamente preservata da eventuali contagi, i nipoti potrebbero rappresentare un veicolo privilegiato per la diffusione del virus.

Il mondo della scuola, in riferimento alle offerte lavorative, si trova a vivere un momento propizio, grazie anche al contributo fornito dalla quota 100. Si cercano docenti per coprire le cattedre risultate vacanti, le assunzioni fatte sono circa 20 mila, rispetto alle 85 mila previste.

I supplenti potranno colmare il gap, gli aspiranti docenti hanno la possibilità di coprire le 65 mila cattedre vacanti, sfruttando la messa a disposizione; nella realtà vengono proposti contratti di lavoro sempre più brevi, perché il futuro è incerto, il lock down è dietro l’angolo.

Torna di moda l’idea reazionaria che vede nei dipendenti pubblici i depositari di intollerabili privilegi da colpire.

Ricomincia l’inquisizione, sugli oltre 3 milioni di fannulloni privilegiati, fatta eccezione per i lavoratori della sanità, gli eroi del momento, che opportunisticamente è meglio tenere fuori dal calderone. Gli altri possono tranquillamente bruciare tra le fiamme dell’inferno.

Poi arrivano gli illuminati: quelli che ritengono che una parte degli stipendi dei dipendenti pubblici debba essere devoluta alle categorie più deboli, quelli che sorvolano su un particolare non di poco conto, la maggioranza dei lavoratori del pubblico impiego in Italia percepisce stipendi compresi tra i 20.000 e 30.000 euro lordi annui.

Non per ultima la Deutsche Bank che propone una tassazione del 5% per i lavoratori in smart working, perché lavorare da casa, per gli analisti della banca tedesca, «è finanziariamente gratificante» in quanto permette di risparmiare «su spese dirette come viaggi, pranzo, abiti e pulizia» e «sulle spese indirette», come quelle legate alla socializzazione, «in cui si sarebbe incorsi in ufficio».

Si prospetta il rinnovo contrattuale per il personale medico ed infermieristico. Divide et impera riesce sempre a sortire gli effetti desiderati, per il rinnovo dei rimanti lavoratori dello stato, se ne potrà tranquillamente riparlare tra 10 anni.

Spagna e Belgio si stanno attivando per mettere al centro della manovra finanziaria 2021 un aumento delle imposte sui redditi più alti. In Italia la patrimoniale è e rimarrà un tabù.

Gli effetti devastanti di questa pandemia ricadranno inevitabilmente sui soliti noti, le guerre tra poveri le vincono i ricchi, questa è l’unica certezza.

Lo sa bene la multinazionale americana, che come riferito dall’emittente statunitense NPR, nel giorno dell’annuncio sull’efficacia della sperimentazione del vaccino anticovid, ha registrato un’impennata nel prezzo delle azioni, vendute per oltre 5,6 milioni di dollari.

C’è molto da riflettere sul momento storico che stiamo vivendo, perché Covid o non Covid, sfortunatamente, non s’intravede all’orizzonte un “Player One” pronto a salvare il nostro pianeta.