LICENZIAMENTI: LA CORTE COSTITUZIONALE BOCCIA LA FORNERO

Immagine DG EMPL da Flikr

È una sentenza destinata ad avere effetti rilevanti per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori quella che la Corte Costituzionale ha emesso in materia di licenziamenti.

La sentenza si fonda sulla palese incostituzionalità dell’art.18 della legge 300 del 1970 così come modificata nel 2012 dal governo bipartisan Monti, ed incide in particolare sul diverso trattamento giuridico previsto nel caso di licenziamento per motivi economici, qualora venisse acclarata la manifesta insussistenza dei motivi economici addotti dal datore di lavoro e alla base del licenziamento.

Secondo la pronuncia della Consulta, risulta lesivo del principio di uguaglianza il trattamento diverso dalla reintegra e, conseguentemente, la scelta da parte del giudice di applicare in via discrezionale ed alternativa la “tutela” indennitaria o risarcitoria.

La normativa attuale affida infatti al giudice la possibilità di decidere la reintegra o l’indennizzo economico, attribuendogli, peraltro, un compito improprio del tutto simile a quello di un imprenditore.

In sostanza, se i fatti contestati quale causa del licenziamento non sussistono, il lavoratore avrà diritto, da oggi e grazie alla sentenza, alla reintegra.

Ovviamente non sono cancellati i licenziamenti tout court. Non lo erano neanche prima delle manomissioni della Fornero, tuttavia c’è finalmente una buona notizia sul fronte delle tutele dal licenziamento ingiustificato.
La sentenza riapre spazi di agibilità e ruolo sindacale.

Si tratta di capire come reagirà Confindustria alla sentenza.

La possibilità di un intervento legislativo che restauri in qualche modo la libertà di licenziamento, sia pur nel difficilissimo o impossibile tentativo di coniugarla con il rispetto della costituzione per quanto riguarda l’uguaglianza di tutele e trattamenti, non si può escludere.

Tuttavia questa sentenza demolisce un ulteriore pezzo della devastante opera legislativa della ex ministra Fornero.

A testimonianza, almeno in questo caso, del valore della carta costituzionale.