TRA I LAVORATORI DELLE FERROVIA QUALCOSA SI MUOVE

di Andrea Martini

Dopo numerosi scioperi “autoconvocati” indetti dal Coordinamento Macchinisti Cargo (CMCferrovie), il coordinamento che si è creato nel settore delle ferrovie merci, ma anche come reazione alle tante, troppe morti per incidenti sul lavoro e all’intensificazione dei ritmi, qualcosa sembra muoversi anche nel resto del mondo del lavoro ferroviario e del sindacalismo conflittuale presente in quel settore.


Verso metà dicembre, sulla base dell’iniziativa di ripetute assemblee nazionali del personale di macchina (PdM) e del personale di bordo (PdB), si è determinata un’inedita unità tra le strutture del settore aderenti a tre sindacati di base, CUB, SGB e USB.

E questa unità ha prodotto un comunicato e un volantino unitari (qui sotto) che registrano e denunciano la situazione e stigmatizzano l’inerzia attendista dei sindacati “ufficiali”.


Poi, proprio in questi giorni (5 gennaio), l’Assemblea Nazionale PdM/PdB ha inviato alle controparti (FS SpA, Trenitalia SpA, Mercitalia Rail, Trenitalia Tper SCaRL) e alla Commissione di Garanzia sugli scioperi e all’Osservatorio del ministero delle Infrastrutture sui conflitti sindacali nel settore dei Trasporti una missiva per comunicare la “Attivazione delle procedure di raffreddamento” previste dalla legge anti-sciopero 146/90.

Nella lettera viene anche resa pubblica la piattaforma rivendicativa elaborata dall’assemblea PdM/PdB nelle sue numerose riunioni tenute da maggio ad oggi. Si tratta di rivendicazioni normative, soprattutto per un drastico taglio dei ritmi di lavoro, ma anche economiche, per significativi aumenti dei minimi contrattuali, del salario professionale e di quello di produttività e per un miglioramento delle progressioni di anzianità.

L’assemblea, dunque, richiede alle controparti l’apertura immediata di un confronto sulle rivendicazioni.