STELLANTIS E LA GLOBALIZZAZIONE 4.0

DI DOMENICO DE STRADIS

Il progetto Stellantis era chiaro e oggi sembra che se ne stiano accorgendo tutti, ma forse è troppo tardi.

Ci siamo persi nei retropensieri, abbiamo cercato di comprendere quale fosse il vero fine della fusione tra Fca e Psa.

Ci siamo raccontati la favola dei padroni francesi che acquistando Fca avrebbero chiuso in Italia per portare tutto il profitto oltralpe.

Poi ci siamo raccontati la storiella dei semiconduttori, dei microchip che bloccano la produzione.

La realtà è assai più semplice e allo stesso tempo vecchia come il mondo.

C’è un capitalista che produce auto in giro per il mondo, che acquista un altro gruppo automobilistico, poco importa chi compra chi.

Quel capitalista ha un unico obiettivo, rendere il suo guadagno e quello dei suoi soci il più proficuo possibile.

Avendo il neo gruppo Stellantis fabbriche in tutto il mondo può decidere di spostare la produzione dove il costo dei materiali e della mano d’opera è più basso.

Non c’entra nulla se questo padrone sia francese, italiano o americano, non ama il suo paese più dei soldi che può guadagnare altrove.

Non può produrre in tutti i siti in cui è presente perché non vende tante auto.
I semiconduttori e i microchip che l’Asia gli vende non sono sufficienti per far lavorare tutti gli impianti.

Potrebbe spartire in modo equo componenti e lavoro ovunque ha uno stabilimento ma non gli conviene.
Invia questi particolari e fa uscire le automobili complete solo dalle fabbriche più economiche.

Blocca tutte le produzioni in Europa e in qualsiasi altro paese in cui fa meno profitto, lo fa avendo ben in mente la graduatoria dei siti con maggior costo.

Così succede che in Francia gli operai si fermano per 13 giorni al mese per mancanza di microchip, in Italia 10 e in Spagna 8, perché il salario dell’operaio francese è un po’ più alto di quello italiano, che a sua volta è più alto di quello spagnolo, e così via a cascata, fino ad arrivare a Cordoba ( per esempio), dove un operaio percepisce un salario di 400 dollari, costretto a lavorare in modo ancor più massacrante, produce un auto che fa entrare nelle tasche dei padroni molto più denaro e che non sa nemmeno dell’esistenza della crisi dei microchip.

Alla fine si arriverà alla chiusura o il ridimensionamento di molte fabbriche, il miglior risultato per Stellantis e il peggiore per tutti gli operai, chi rimarrà a lavorare sarà super sfruttato e chi verrà licenziato si ritroverà in mezzo ad una strada.

Questa è la realtà dei fatti e chiedere aiuto al governo italiano, come stanno facendo un po’ tutti i sindacati ( chi in buona fede e chi meno) servirà soltanto a perdere tempo e ad illudere gli operai che qualcuno a Roma risolverà i problemi al posto loro.

I governi sono da sempre al servizio del capitale, non faranno mai nulla di conveniente per la classe operaia, ma anche volessero intermediare non evrebbero alcun peso per convincere Stellantis a far produrre in Italia anziché in Polonia, nemmeno quello economico, o qualcuno crede che il governo italiano sia più convincente o autorevole del polacco, con i suoi salari molto più bassi e i suoi stabilimenti costruiti a prezzi stracciati?

La verità è che soltanto gli operai possono imporre le loro condizioni e che nessun’altro lo farà al posto loro.

La guerra tra poveri è iniziata in Stellantis ma non è l’unica realtà a fare i conti con la globalizzazione 4.0, forse è solo la punta dell’iceberg.