LE VITE UMANE NON VALGONO IL COSTO DEL LAVORO, NELLA PRODUZIONE COME NEI SERVIZI

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DI MARIA PIA ZANNI

Lunedì 29 giugno 2009 ore 23:48: un boato ed un innaturale cielo rosso sveglia Viareggio che già dorme, tra le urla di persone diventate torce umane, “incidente ferroviario” si dirà, ma sul treno 50325 viaggia merce pericolosa, 14 cisterne contenenti GPL, senza il necessario rispetto delle norme di sicurezza.

Una di quelle esploderà a seguito dell’impatto per il deragliamento della carrozza dovuto al cedimento di un assile con uscita dai binari.

È una strage, 32 i morti tra giovani, meno giovani e bambini, 17 feriti, un solo sopravvissuto con i segni indelebili di quella terribile strage che si poteva e si doveva evitare.

Venerdì 8 gennaio 2021,  la notizia dell’esito del giudizio della Corte di Cassazione corre, le lacrime e la rabbia non si possono trattenere… Cade il reato di omicidio colposo plurimo con il disconoscimento dell’aggravante dell’incidente sul lavoro. Prescritto. Per tutti: manager di Ferrovie ed altre importanti aziende addette alle verifiche e ai controlli.

Del processo rimane in piedi ben poco. La prescrizione ha lavato quasi tutto, incendio colposo, lesioni plurime gravi, rinviando ad un appello bis la declaratoria per il solo disastro ferroviario e, sicuramente, pene ridotte. Intanto, la prescrizione continua a correre e produrre effetti: un artificio giuridico-formale posto a suggello del primato della certezza del diritto e dell’intero sistema giuridico, ma che si rivela uno strumento di rimozione dell’essenza stessa di giustizia, come stanno a dimostrare tante altre stragi della nostra democrazia occidentale.

Il diritto alla sicurezza, oltre che essere di fatto cancellato dal tempo giuridicamente inteso, viene snaturato e confinato nel luogo di lavoro, che è tutt’altro che una zona a garanzia protetta.

Salute e sicurezza, come ha evidenziato la fase pandemica, vengono espropriate come bene sociale e rimesse nella disponibilità del datore di lavoro, a servizio di un’organizzazione del lavoro fondata sull’accumulazione e sul profitto.

Chiunque osa ribellarsi è passibile di sanzione disciplinare e licenziamento. Non è un caso che il danno all’immagine aziendale o la lesione del rapporto fiduciario siano, oggi, le casistiche ritorsive più ricorrenti del comando capitalistico, e testimoniano, tra l’altro, la torsione democratica e la barbarie in cui sono sprofondate le relazioni sociali di questo tempo.

E dove le sanzioni o i licenziamenti non riescono, e il disastro più che annunciato è provocato, lo Stato interviene ad assolvere se stesso.

Mauro Moretti ex ad di Ferrovie dello Stato e Rete Ferroviaria Italiana, Michele Mario Elia ex ad di RFI, e gli altri sono serviti!