LOGISTICA: UNA UNITÀ IMPREVISTA, TANTO INASPETTATA, TANTO NECESSARIA

Foto di Si Cobas, via Facebook

DI FABRIZIO BURATTINI

Vorrei oggi commentare un fatto, un piccolo fatto, tanto piccolo da passare inosservato agli occhi dei giornalisti cartacei, telematici o televisivi mainstreaming. Ma che, al momento in cui scriviamo sta passando inosservato anche agli occhi di grandissima parte della “sinistra radicale”, forse perché troppo impegnata nella bagarre pre elettorale per le amministrative del prossimo autunno, con le solite, stucchevoli accuse reciproche tra le diverse sigle su chi sia il principale responsabile dell’ennesima mancata unità.

Sto parlando dello sciopero generale della logistica, già da tempo proclamato per l’imminente 18 giugno dal SiCobas, ma sul quale hanno fatto convergenza l’Adl-Cobas (che ne condivide da tempo le iniziative), ma anche USB e CUB, le altre due grandi sigle del sindacalismo di base (le quali, al contrario, avevano avuto con il SiCobas forti contrasti, sfociati a volte persino in tafferugli tra i rispettivi iscritti).

Nonostante questo, non solo lo sciopero sarà unitario e convergente. La scelta unitaria non si limita ad una convergenza nei fatti su di un’unica data (quella di venerdì 18) ma si esprime anche attraverso una dichiarazione unitaria che rappresenta un reciproco riconoscimento tra organizzazioni tra le quali, fino a pochi giorni fa, c’era una radicale concorrenzialità che non di rado era sfociata in un’aperta ostilità.

A questa “dichiarazione comune” di SiCobas, Adl-Cobas e USB Logistica si somma anche un comunicato di sostegno a firma CUB-Trasporti di adesione alla mobilitazione e di auspicio di convergenza anche con i contemporanei scioperi proclamati nell’intero settore del trasporto aereo, aeroportuale e nell’indotto.

A favorire questa del tutto inattesa e positiva sinergia è stata la brutalità dell’aggressione perpetrata da una squadraccia di mazzieri al soldo di Fedex-TNT (attraverso il suo subappaltatore Zampieri) che lo scorso 9 giugno, sotto lo sguardo complice e benevolo delle “forze dell’ordine”, hanno aggredito a Tavazzano il picchetto dei lavoratori del SiCobas che protestava contro la chiusura del sito di Piacenza (con il conseguente licenziamento in tronco di 285 lavoratori). Ma è stata anche la firma da parte di FilT-Cgil, Fit-Cisl e UilTrasporti di un CCNL bidone per i dipendenti della logistica. Bidone perché, a contratto già scaduto da un anno e mezzo, concorda un aumento di salario netto di circa € 60,00 spalmati su 4 anni in 4 rate e estende anche a questo settore le sciagurate adesioni alla sanità privata di Sanilog e all’ente bilaterale Ebilog.

Tutto questo in un settore, come quello della logistica, che in questi ultimi anni, complice la crisi pandemica, ha visto schizzare in alto il fatturato e i profitti.

Come se non bastasse, lo scorso 10 giugno il Sole24ore rivelava che la Commissione antisciopero presieduta da Giuseppe Santoro Passarelli sta ipotizzando di estendere anche alle aziende della logistica alcune delle norme previste dalla legge 146/90, la legge per la limitazione dell’esercizio del diritto di sciopero. Dunque, un settore nel quale si lascia che regni la più assoluta legge della giungla (appalti, subappalti, finte cooperative, dumping contrattuale e salariale, ecc.) verrà con ogni probabilità assoggettato a norme a loro tempo introdotte per i “servizi di pubblica utilità”.

La convergenza dunque sullo sciopero del 18 giugno si trova di fronte la brutalità dell’offensiva padronale delle multinazionali (Fedex che chiude dall’oggi al domani un sito e mette sul lastrico centinaia di lavoratori), la violenza squadristica dei subappaltatori (Zampieri Logistic), la complicità con questi ultimi degli apparati polizieschi, lo spudorato atteggiamento filopadronale del governo Draghi e la connivenza degli apparati sindacali confederali, tutta tesa a cercare di recuperare il controllo su di un settore come quello della logistica che negli ultimi anni era loro sfuggito di mano.

Non vogliamo attribuire nessun valore “epocale” a questo comunque importante segnale di inversione di tendenza. Sappiamo quanto sia pervicace il rischio che prevalgano ancora una volta le convenienze di sigla sugli interessi di fondo della classe lavoratrice. E’ possibile che lo sciopero unitario del 18 giugno rimanga un semplice episodio.

Ma che questo avvenga o non avvenga dipende non solo dalla convinzione o dai ripensamenti dei dirigenti delle organizzazioni che hanno deciso nei giorni questa unità nella lotta, ma dipende anche da tutte e tutti noi. Dipende da quanto questa unità riuscirà a polarizzare anche altri settori del sindacalismo “conflittuale”, da quanto faranno le tante lavoratrici e i tanti lavoratori della CGIL che ritengono del tutto inadeguato il comportamento dei loro dirigenti. Dipende anche da quanto le organizzazioni della “sinistra radicale” vorranno attribuire di importanza a questa lotta e a questa imprevista unità.