IL NUOVO MOVIMENTO SINDACALE STATUNITENSE

di Dan La Botz, traduzione di Fabrizio burattini.


Il movimento sindacale negli Stati Uniti sta attraversando una fase di transizione dalla stagnazione del periodo 1980-2010 a un nuovo periodo di cambiamenti dinamici imperniati nella decentralizzazione industriale, nelle nuove tecnologie, nel lavoro, nell’organizzazione, nell’attivismo sindacale e nell’enorme e avvolgente questione del cambiamento climatico.

Il nuovo attivismo sindacale è stato accompagnato da nuovi movimenti sociali, da Black Lives Matter al nuovo movimento di solidarietà con la Palestina. Allo stesso tempo, l’estrema destra ha combattuto attivamente le idee e le politiche progressiste, dalle biblioteche locali e dai consigli scolastici alle nomine giudiziarie e alle elezioni a tutti i livelli. Guidati da Donald Trump e dai suoi alleati politici, stanno preparando un programma esecutivo e legislativo per sopprimere i diritti dei lavoratori, delle minoranze, delle donne, delle persone LGBTQ+ e degli immigrati. Questo momento apre quindi sia possibilità progressiste che pericoli reazionari.

Una nuova era di scioperi

Negli ultimi anni si è assistito a una recrudescenza degli scioperi negli Stati Uniti, a partire da quello degli insegnanti nel 2019 e culminato l’anno scorso con i grandi scioperi di attori e scrittori dell’industria cinematografica, lo sciopero dei lavoratori della sanità presso Kaiser Permanente e lo sciopero degli United Auto Workers contro le tre grandi case automobilistiche.

Nel 2023 abbiamo assistito a una vera e propria ondata di scioperi. Secondo Barron’s, ci sono stati 400 scioperi che hanno coinvolto 400.000 lavoratori. Come ha scritto Kate Bronfenbrenner, “non solo ci sono più lavoratori che scioperano, ma anche più sindacati che vincono, e vincono alla grande”. Questi scioperi sono molto significativi, anche se sono ancora lontani dall’ultima grande ondata di scioperi del 1970.

I lavoratori hanno anche messo in atto brevi scioperi e brevi marce nei magazzini di Amazon e nelle caffetterie Starbucks, dove sono in corso campagne organizzative di insediamento sindacale. I lavoratori di ogni tipo hanno iniziato a scioperare contro i loro datori di lavoro, per cui possiamo dire che negli Stati Uniti è iniziato un ritorno alla lotta di classe aperta.

Le donne hanno svolto un ruolo centrale negli scioperi degli insegnanti, degli operatori sanitari e ospedalieri. E i lavoratori neri e latini sono stati importanti leader e attivisti locali negli scioperi dei lavoratori dell’industria e dei servizi. Sebbene le tensioni razziali e di genere siano diffuse nella nostra società, non sembrano aver finora inibito l’azione congiunta dei lavoratori, anche se razzismo e sessismo continuano ad esistere in molti luoghi di lavoro e in alcuni sindacati.

Gli scioperi non riguardano solo le consuete richieste dei lavoratori di salari più alti, migliori condizioni e prestazioni sanitarie, ma anche misure difensive contro i cambiamenti tecnologici, che si tratti di “intelligenza artificiale” nell’industria cinematografica o di veicoli elettronici nell’industria automobilistica. Altri gruppi di lavoratori, come Los Deliveristas Unidos, si stanno organizzando tra i 65.000 fattorini di New York il cui lavoro è controllato da piattaforme elettroniche. Gli infermieri stanno lottando per ottenere un aumento degli organici negli ospedali e nelle cliniche trasformati dalla tecnologia, che ha riorganizzato i loro luoghi di lavoro. Tuttavia, questi scioperi hanno luogo solo tra una piccola parte della classe lavoratrice. Oggi i sindacati rappresentano solo il 6% di tutti i lavoratori del settore privato.

I nuovi leader sindacali: di tutto, di più

Alcuni di questi sindacati, come l’UAW, hanno avuto dei comitati di base che hanno lottato per il cambiamento della leadership e hanno spinto per questi scioperi. Gli scioperi e le parole di leader come Fran Drescher e Shawn Fain, che parlano degli scioperi come dimostrazioni del “potere della classe operaia” contro le imprese e “la classe miliardaria”, suggeriscono non solo una rottura con la passività dei sindacati statunitensi degli ultimi 50 anni, ma anche un cambiamento nella retorica che può contribuire a un cambiamento nella coscienza di classe.

Shawn Fain afferma che l’UAW “si organizzerà come un castigamatti” tra le aziende automobilistiche non ancora organizzate, come Tesla e Toyota. Ha anche chiesto che tutti i sindacati sincronizzino i loro contratti in scadenza il 1° maggio 2028, per rendere possibile uno sciopero generale nazionale. Nessun leader sindacale parla di queste cose da più di 100 anni.

Nei Teamsters (lo storico sindacato statunitense della logistica), dal canto suo, il presidente del sindacato Sean O’Brien ha tenuto discorsi militanti e, con l’appoggio di riviste e movimenti come Teamsters for a Democratic Union, Labor Notes e Democratic Socialists of America, è stato acclamato come riformatore e militante. Ma ha preferito raggiungere un accordo con l’UPS che non ha risolto i problemi dei lavoratori part-time, ma ha evitato lo sciopero. Molti lavoratori e attivisti sindacali di sinistra sono rimasti disillusi e delusi da O’Brien. Tutto ciò ha aperto lo spazio per un nuovo gruppo di opposizione composto da un piccolo numero di lavoratori di sinistra e di base dell’UPS in un nuovo gruppo dissidente chiamato Teamsters Mobilize.

In ogni caso, chiunque sia alla guida dei sindacati, dobbiamo ricordare che la burocrazia del lavoro, soprattutto ai livelli più alti dei funzionari delle grandi città, dello stato e del paese, costituisce una casta sociale con i propri interessi e la propria ideologia. I funzionari sindacali godono spesso di una situazione privilegiata dal punto di vista economico e sociale rispetto ai lavoratori che rappresentano. I funzionari, in base alla loro posizione sociale nella quale si intersecano lavoratori, padroni e governo, tendono a credere di sapere cosa sia meglio per la classe operaia.

In realtà, devono affrontare le pressioni sia dei datori di lavoro che dei lavoratori e la maggior parte di loro cerca di placare entrambi. Alcuni diventano perfino i “disciplinatori” nelle mani dei datori di lavoro nei confronti dei lavoratori, facendo rispettare l’impegno a non scioperare per tutta la durata del contratto che è scritto nella maggior parte degli accordi. Le organizzazioni di base sono necessarie per proporre leader militanti e per controllare che rimangano dalla parte dei lavoratori.

Sindacati e politica

La maggior parte dei sindacati e dei lavoratori di solito sostiene il Partito Democratico perché ritiene che i Repubblicani sarebbero peggiori. I leader sindacali preferiscono i democratici anche perché l’appoggio dei politici può rappresentare un’alternativa alla mobilitazione dei lavoratori, soprattutto nel settore pubblico. Molti sindacati e i loro leader hanno un rapporto intimo e di lunga data con i politici democratici e ritengono di avere un’influenza su di loro, anche se spesso è difficile dimostrarne i vantaggi.

Il presidente Joe Biden, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, si è recato a un picchetto dell’UAW dove ha parlato a favore del sindacato, così come il senatore Bernie Sanders. Non sorprende quindi che Fain e il consiglio esecutivo dell’UAW abbiano appoggiato Biden per la presidenza, anche se non ci sono state discussioni, riunioni o votazioni a livello sindacale.

Molti membri dell’UAW sono politicamente conservatori. Un sondaggio interno all’UAW condotto l’estate scorsa ha mostrato che il 30% degli iscritti sosteneva Biden, il 30% appoggiava Trump e il 40% era indipendente, cioè un elettore che a volte sostiene i democratici e a volte i repubblicani. La stragrande maggioranza dei sindacati appoggia Biden, ma i membri di base del settore edile hanno ampiamente sostenuto Trump nel 2016 e nel 2020, e la maggior parte lo fa ancora. Lo stesso vale per altri lavoratori dell’industria bianchi iscritti ai sindacati, come gli United Steel Workers.

Il leader dei Teamster Sean O’Brien, che ha fatto da spalla a diversi repubblicani di estrema destra, si è recentemente recato a Mar-a-Lago per incontrare il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump, facendo arrabbiare non pochi iscritti. Ma i commenti di O’Brien dopo il recente incontro con Trump, durante il quale il leader del Teamster ha elogiato i risultati di Biden, suggeriscono che l’incontro con Trump sia stato un contentino per i sostenitori di Trump del suo sindacato e che, alla fine, il sindacato appoggerà Biden.

La militanza operaia, anche se accompagnata da un’incipiente coscienza di classe, non è necessariamente correlata alla radicalizzazione o a una politica orientata a sinistra. Con l’avanguardia dell’attuale militanza operaia, l’UAW, che appoggia Biden, e con molti lavoratori di base ipnotizzati da Trump, ci sono poche possibilità di un nuovo sviluppo politico progressista nella classe operaia.

Mentre molti a sinistra vorrebbero vedere la creazione di un Partito dei Lavoratori, non c’è nemmeno una discussione seria su tale sviluppo nei sindacati. Il Partito Verde, il più grande e significativo partito di sinistra del paese, in votazione nella maggior parte degli stati, non ha praticamente alcun seguito all’interno dei sindacati. I suoi candidati alla presidenza di solito ricevono circa l’1-2% dei voti a livello nazionale.

Un candidato indipendente come Cornel West ha appena iniziato a organizzare un nuovo partito politico, ma finora il suo nome compare solo su due schede elettorali statali. Per la maggior parte dei sindacati e dei lavoratori progressisti la minaccia della politica autoritaria e semifascista di Trump è troppo minacciosa per votare per un terzo partito.

La sinistra nei sindacati

Ci sono centinaia di giovani radicali attivi in diversi sindacati: infermieri, insegnanti, UAW e Teamsters, per esempio. Alcuni sono membri del Democratic Socialists of America (DSA), altri di gruppi socialisti più piccoli. Alcuni di questi esponenti della sinistra collaborano con Labor Notes, un giornale, un sito web e un centro educativo e di formazione che lavora per promuovere la democrazia sindacale, la militanza, la solidarietà e l’internazionalismo. Sia il DSA che Labor Notes hanno lavorato per creare reti di gruppi di lavoro di base, come quelli del sindacato degli insegnanti. Tuttavia, la sinistra sindacale non è sufficientemente ampia o coerente per guidare effettivamente un sindacato o un movimento di lavoratori importanti.

La sinistra sindacale è generalmente favorevole a un’azione più militante, ma a volte solleva anche altre questioni. Molti sindacalisti di sinistra si sono impegnati per coinvolgere i loro sindacati nel movimento Black Lives Matter. Alcuni esponenti della sinistra sindacale si adoperano per coinvolgere i sindacati nello sviluppo di politiche che possano diventare leggi per affrontare il cambiamento climatico. Mobilitano gli iscritti al sindacato, ad esempio, a partecipare alle marce per il clima. Da decenni ormai, anche grazie alla sinistra, molti sindacati hanno sviluppato posizioni forti a favore dei diritti delle donne e delle persone LGBTQ+.

Più di recente, alcuni attivisti sindacali hanno espresso il loro sostegno a un cessate il fuoco nella guerra di Israele contro Gaza, e alcuni membri dell’UAW si sono espressi alla conferenza sindacale e hanno votato contro l’appoggio a Biden, che continua a fornire armi a Israele. In qualità di leader popolare del suo sindacato, Shawn Fain ha potuto chiedere un cessate il fuoco e mostrare sostegno ai palestinesi. Non tutti gli attivisti sindacali sono in grado di farlo. Le posizioni di cessate il fuoco e di solidarietà con la Palestina assunte, ad esempio, dai sindacati degli insegnanti della Bay Area si sono rivelate divisive all’interno del sindacato e della comunità.

Sollevare tali questioni richiede una base nel sindacato, una formazione sul tema e una certa formazione politica. I sindacati che hanno approvato tali risoluzioni sono stati accusati di antisemitismo e non sono stati pronti a ribattere a queste false accuse.

La possibilità di una ribellione e di una radicalizzazione dei lavoratori

Le sinistre hanno storicamente guardato alle crisi economiche come momenti utili per far esplodere la lotta di massa della classe operaia, spesso esagerando le possibilità di una crisi e aspettandosi una risposta automatica e immediata da parte dei lavoratori. Nessuna crisi di questo tipo si è verificata, dalla Grande Depressione del 1929, quasi 100 anni fa, e la reazione dei lavoratori ha richiesto almeno quattro anni per iniziare.

Oggi non c’è una crisi del genere. Sebbene molti americani abbiano la percezione che l’economia sia in grande difficoltà, in realtà le basi sono scarse e la situazione non è disastrosa per la maggior parte della classe operaia. Sebbene negli Stati Uniti vi sia una forte disuguaglianza economica, che sta crescendo, e una buona dose di povertà, non ci troviamo ora in una crisi economica come quella della recessione del 2008, causata dallo scoppio della bolla immobiliare, o la crisi del 2020, causata dalla pandemia Covid. E,d’altra parte, nessuna di quelle due ha prodotto un aumento dei lavoratori.

L’economia si è ripresa e rimane forte, con alti livelli di redditività, salari più alti e la disoccupazione più bassa degli ultimi decenni. L’inflazione – a costo della perdita di alcuni posti di lavoro e di seppur limitatissimi aumenti salariali – è stata tenuta sotto controllo dalle politiche governative. Come al solito, la situazione è peggiore per i lavoratori neri e latini. D’altra parte, quando l’economia è forte e il tasso di disoccupazione è basso, i lavoratori spesso sentono di poter avanzare richieste più consistenti e di poter agire senza temere di essere licenziati e di non riuscire a trovare un nuovo lavoro.

Quindi, è poco probabile che l’attuale situazione economica precipiti a breve termine in una rivolta e in una radicalizzazione del lavoro – anche se sappiamo che le crisi possono scoppiare all’improvviso, come è successo ripetutamente negli ultimi quarant’anni, ad esempio nel 1981-82 e nel 2007-08.

O forse una crisi politica

Possiamo anche immaginare, tuttavia, che una crisi politica possa colpire la classe operaia. Dal rifiuto di Trump di ammettere la propria sconfitta, accompagnato da una campagna di quattro anni di menzogne e agitazioni, nonché dall’insurrezione e dal tentativo di colpo di stato del 6 gennaio 2021, si è creata un’instabilità politica di fondo nel paese. La destra si è mobilitata su questioni di genere e di razza nelle riunioni dei consigli scolastici e bibliotecari, prendendo di mira anche insegnanti e bibliotecari. Se Trump dovesse perdere le elezioni, è probabile una grave crisi politica che porterebbe a reazioni violente da parte dei suoi seguaci. Il modo in cui i sindacati reagirebbero a un simile sviluppo rimane poco chiaro.

Se invece Trump dovesse vincere, lui e i suoi consiglieri hanno intenzione di riorganizzare il governo federale, eliminando le leggi e i regolamenti che proteggono i diritti dei lavoratori, i diritti delle minoranze razziali, delle donne e delle persone LGBTQ+ e che forniscono prestazioni sociali. Tutto questo è descritto in dettaglio nel programma politico del Progetto 2025, intitolato Mandate for Leadership. I nostri attuali diritti civili, il diritto del lavoro e ciò che resta della protezione dell’immigrazione verrebbero cancellati. Si può pensare che questi cambiamenti ci riportino agli anni Cinquanta o addirittura agli anni Venti, o che ci portino in un nuovo regime autoritario sulla via del fascismo.

Se Trump venisse eletto, la classe operaia potrebbe trovarsi di fronte a un governo autoritario e a una repressione che non conosciamo da decenni.

Dovremmo ricordare che durante la Prima guerra mondiale l’amministrazione di Woodrow Wilson soppresse il Partito Socialista e l’Industrial Workers of the World, e che l’esercito, la polizia e la Legione Americana distrussero le sedi sindacali e socialiste e le tipografie, e un gran numero di attivisti di sinistra e del lavoro furono picchiati, imprigionati e alcuni uccisi. Ricordiamo anche i processi dello Smith Act del 1941, quando i leader trotzkisti del Teamster di Minneapolis furono processati, condannati e imprigionati.

E il periodo maccartista degli anni Cinquanta, quando molti comunisti furono incarcerati, i sindacati di sinistra repressi e i lavoratori licenziati. I sindacati non sono stati in grado di resistere alla repressione né negli anni Venti né negli anni Cinquanta. Ancora una volta, resta da vedere come reagirà il movimento sindacale in un caso del genere. Non sappiamo se un ambiente così repressivo porterebbe a un’azione sindacale di massa o a una nuova radicalizzazione del lavoro. In ogni caso, dobbiamo tenere gli occhi ben aperti mentre andiamo avanti.

L’agenda della sinistra, quindi, nonostante il carattere unico del momento, rimane in gran parte la stessa da tempo. Organizzare i lavoratori, sindacalizzati o meno, in un movimento militante di lotta di classe, allearsi con i movimenti dei neri, dei latinos, delle donne e degli LGBTQ+ per combattere l’agenda razzista, sessista e antiproletaria della destra, lavorare con il movimento per la giustizia climatica per combattere il cambiamento climatico e costruire un movimento politico indipendente. Abbiamo molto da fare.

 

Dan La Botz, attivista socialista di lunga data, militante di Solidarity, educatore e scrittore, co-editore di New Politics, membro fondatore di Teamsters for a Democratic Union (TDU) e autore di Rank-and-File Rebellion: Teamsters for a Democratic Union (del 1991) e A Troublemaker’s Handbook: How to Fight Back Where You Work – and Win!, di libri sul Messico, in particolare sui sindacati, e sull’intera America Latina e del recente romanzo Trotsky in Tijuana, da New Politics