WHIRPOOL, GKN, LOTTA PER IL LAVORO. LA QUESTIONE DEL REDDITO

DI SERGIO BELLAVITA

Probabilmente è solo per l’effetto postpandemico e per la presa d’atto che ha sbloccato i licenziamenti collettivi che i media dimostrano un’attenzione significativa alle lotte per salvare i posti di lavoro.

Nell’ormai lontano 1991 la legge 223 apri una stagione di ristrutturazioni assai pesanti nella grande industria.

Quella legge, che oggi il ministro orlando invoca sia rispettata nella vertenza GKN, consentì e legittimo’, con il benestare di CGIL CISL UIL, i licenziamenti di massa che ridimensionarono, o accompagnarono alla chiusura, fabbriche che avevano contribuito alla migliore storia sindacale di questo paese.

Quegli anni segnarono uno spartiacque preciso nella divisione internazionale del lavoro. L’uscita del pubblico dal capitale delle imprese ed il conseguente abbandono di qualsivoglia programmazione economica, unitamente alle politiche di moderazione salariale spinse il nostro paese a regredire nella catena del valore del lavoro a livello globale.

Fu una scelta consapevole delle classi dominanti.

Lo scenario attuale è completamente mutato rispetto a quello dei primi anni novanta del secolo scorso.

Le grandi concentrazioni operaie non esistono più per effetto dei processi di specializzazione del sistema produttivo, delle esternalizzazioni, per la continua innovazione che riduce il lavoro umano e, ahi noi, per l’aumento dei ritmi e dei carichi.

Il sistema produttivo italiano è oggi fondato sulla piccola e media impresa elemento che di per sé rende ardua la riconquista di un sistema di diritti e di tutele del lavoro dignitoso.

Senza una nuova politica industriale pubblica ed una programmazione economica statale non sarà possibile invertire il processo di progressivo depauperamento del sistema produttivo.

Ciò non significa che non si possa vincere una vertenza e salvare una fabbrica dalla chiusura, ma invertire il processo presuppone una lotta generale, sociale e politica, di lunga durata.

Anche per queste ragioni la questione del reddito universale e incondizionato diviene importante per la prospettiva delle lotte e per la stessa ripresa dei salari.

Il reddito è divenuto pertanto un elemento imprescindibile per una piattaforma complessiva che si ponga il tema della difesa del valore del lavoro, dell’occupazione, della qualità della vita.