Siamo compagne e compagni da sempre impegnati sul terreno del sindacalismo conflittuale, mai pentiti della intransigente battaglia condotta nelle diverse organizzazioni in cui abbiamo militato e militiamo e fieri sostenitori della democrazia e dell’indipendenza sindacale.
Queste sono le ragioni di fondo e i valori che parlano della nostra storia e ci ispirano nel presente.
Ragioni che ci legano profondamente e che consentono, oltre ogni possibile e diverso riferimento organizzativo, quel sentire comune che, a dispetto della vulgata dominante, ci sprona a proseguire nell’impegno sindacale con la tenacia e la consapevolezza di dover agire sotto il peso di un’urgenza sociale che tuttavia è costretta a muoversi a piccoli passi, considerato lo smarrimento delle classi lavoratrici e la perdita di coscienza di sé.
Union nasce come elemento di un immaginario collettivo che parla di unità, rigore intellettuale, rappresentanza politico-sindacale del punto di vista del lavoro.
Union quale luogo collettivo, aperto, attraversabile e partecipato di una possibile ricostruzione di soggettività capace di alimentare radicalità, sovversione e nuovi cicli di lotte aprendo lo sguardo alla diversificata realtà del lavoro ed all’attuale composizione di classe, fuori da schemi precostituiti.
Ricostruire soggettività significa agire nel concreto per far vivere la casa del popolo fondata sulla solidarietà, su un mutualismo scevro dalla pelosa beneficenza, sulla lotta per il diritto al reddito, sulla coscienza dell’appartenenza ad un corpo sociale che ha interessi comuni, sull’antifascismo, sull’antirazzismo, sulla piena libertà sessuale e contro ogni sessismo.
Altro punto centrale è la questione ambientale, un tema altrettanto esplosivo rispetto alle crisi del sistema economico e sociale imperante, che pone drammaticamente persino un limite temporale alla sopravvivenza stessa del genere umano e deve quindi orientare ogni scelta di politica sindacale e programmazione economica.
Per chi come noi ha sempre considerato il sindacato niente più che uno strumento orientato all’obiettivo storico dell’emancipazione della classe dal lavoro subordinato, affrontare il tema della profonda divisione di un mondo del lavoro tutto da ricomporre, di una contrattazione ormai trasformata da strumento di unità di classe in arma di ricatto dei padroni, in una parola della sconfitta troppo spesso rimossa o negata persino dalla CGIL e dal sindacalismo conflittuale, significa guardare la realtà per continuare a immaginarne un’altra.
Una sconfitta che ha completamente destrutturato la rappresentanza politica e sociale del lavoro determinando una frammentazione ed una rissosità senza precedenti tra le diverse organizzazioni che pure, a parole, lottano per lo stesso obiettivo.
L’unità è un diritto delle lavoratrici e dei lavoratori in quanto espressione diretta di una democrazia sindacale oggi tutt’ora drammaticamente negata.
Esattamente come l’indipendenza sindacale dai partiti politici, sia per le grandi organizzazioni che per le piccole, è una precondizione se davvero si vuole rispondere agli interessi del lavoro.
La crisi economica e sociale post covid ha reso, a nostro giudizio, persino surreale e grottesca, oltre che anacronistica, la divisione in mille rivoli del sindacalismo conflittuale, specie di fronte al precipitare di un suo peggioramento e agli effetti incalcolabili sul corpo sociale e sulla nostra classe di riferimento.
Le organizzazioni che non si pongono tali irrisolte questioni, che sono più preoccupate a garantire la sopravvivenza e il mantenimento del ruolo del proprio piccolo o grande apparato sono destinate a sopravvivere a se stesse accontentandosi del più o meno piccolo spazio che occupano.
Noi vorremmo continuare a volare alto perché solo così può avere senso continuare, nonostante tutto, a lottare per un mondo senza ingiustizie, guerre e violenza.
RICOSTRUZIONE DELLA SOGGETTIVITÀ